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27/07/2018

Relazione annuale ANAC, la corruzione “male assoluto”

Relazione annuale ANAC, la corruzione “male assoluto”

Il 14.6.2018 si è tenuta la Relazione annuale del Presidente dell’ANAC in Parlamento, avente ad oggetto il complesso di attività svolte dall’ Autorità nel corso del 2017.

Il Presidente Cantone ha evidenziato come la corruzione costituisca un “male assoluto”, combattuto grazie anche alle sempre più numerose denunce che giungono presso gli uffici dell’Autorità, il cosiddetto fenomeno del “whistleblowing”. Le segnalazioni sono infatti passate dalle 3 del 2014, alle 364 dell’anno scorso.

Altrettanto numerosi sono stati i pareri di pre-contenzioso resi dall’ANAC: nel 2017 sono stati adottati 471 provvedimenti di questo tipo, a fronte di una media di 221, con riferimento al periodo 2009-2015.

L’auspicio del Presidente è che la normativa in vigore resti ferma, così permettendo alla burocrazia di comprendere ed applicare in modo efficace le relative prescrizioni. Più nello specifico, il Presidente ha invitato il Parlamento ad evitare “retromarce” e repentini interventi normativi il cui effetto, si evidenzia, sarebbe quello di rallentare gli Operatori Economici, determinando una ulteriore fase di fibrillazione ed incertezza. La fase di instabilità è, infatti, secondo il Relatore, in via di superamento. Un’ulteriore precisazione viene fatta avendo riguardo agli specifici poteri riconosciuti all’Autorità: il Presidente Cantone non ha richiesto il conferimento di ulteriori funzioni, bensì l’attribuzione di strumenti operativi che rendano effettive quelle già riconosciute in favore dell’ANAC.

Differente appare, ad oggi, la prospettiva adottata dall’attuale compagine governativa; infatti, volgendo lo sguardo alle recenti istanze di riforma, è possibile, invece, evidenziare la volontà di procedere ad uno “sblocco” dei contratti pubblici. Tale obiettivo viene perseguito, innanzitutto, mediante un ridimensionamento dei poteri di vigilanza e di impugnazione, riconosciuti in favore dell’Autorità, nonché preferendo lo strumento della “concessione”, idoneo a soddisfare le istanze di privatizzazione di cui si fa portavoce il Governo.