Corriere della Sera
- a cura di Fiorenza Sarzanini
L'attuale situazione consente di agire in deroga alle normative ordinarie Potrebbe essere mantenuta finché la trasmissione del virus non sarà quasi nulla
Smart working, riapertura delle scuole, gestione delle elezioni, via libera agli eventi con migliaia di persone come le partite di calcio, i concerti, le manifestazioni: sono queste le decisioni che il governo ritiene di dover affrontare in stato di emergenza da coronavirus. La linea è quella di mantenere questa situazione fino a quando il numero dei contagi non sarà praticamente nullo o comunque molto basso e quando non ci saranno nuovi focolai. L'attuale situazione consente infatti di agire in deroga su numerosi aspetti della vita pubblica grazie all'emanazione di Dpcm e ordinanze del ministro per la Salute. Tra le scelte che si possono fare in stato di emergenza c'è anche il blocco dei voli dai Paesi ritenuti ad alto rischio di contagio, proprio come sta avvenendo attualmente con 16 Stati dai quali chi non è residente in Italia non può arrivare, mentre gli italiani hanno l'obbligo di mettersi in quarantena.
fsarzanini@corriere.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il lavoro
Lo smart working
resterà la regola
fino alla «normalità»
Per i dipendenti pubblici e privati si può ricorrere allo smart working fino al termine dello stato di emergenza. Se (o quando) invece si tornerà alla situazione ordinaria, anche i criteri per il lavoro a distanza dovranno essere rivisti. La scelta di far lavorare i dipendenti da casa si è resa obbligatoria nel momento di massima criticità della pandemia per limitare i contatti tra le persone. Tra i motivi che durante il lockdown giustificavano le uscite c'erano proprio quelli legati al lavoro, ma per garantire il distanziamento sociale e così cercare di limitare i contagi da Covid-19 erano state diramate linee guida proprio per garantire la minima presenza negli uffici. Una strategia peraltro ribadita anche nella relazione finale della commissione Colao e dai protocolli dell'Inail per la sicurezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La normativa
Avanti con i Dpcm
Le ordinanze regionali
concordate con Roma
I decreti del presidente del Consiglio, i Dpcm, non possono essere emanati se non in stato di emergenza. La proroga consentirebbe di rinnovare l'ultimo provvedimento firmato il 14 luglio scorso che ha prorogato tutte le misure in vigore e ha rinviato di altre due settimane la riapertura delle discoteche al chiuso e il via libera alle sagre, alle fiere e agli eventi pubblici. Il nuovo Dpcm dovrà essere firmato il 31 luglio. In questa situazione le Regioni possono continuare a firmare ordinanze, ma è comunque previsto che consegnino le linee guida al governo e dunque che funzioni la «cabina di regia» alla quale partecipano i governatori proprio per seguire una linea comunque, sia pur differenziata a seconda dell'andamento della curva epidemiologica nelle diverse aree.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I materiali
Dai banchi ai guanti
Un percorso più snello
per le gare d'appalto
Tutte le gare per l'approvvigionamento del materiale necessario a far ripartire la scuola, ma anche a rifornire di dispositivi di protezione gli uffici pubblici e a distribuirli a prezzi calmierati per i cittadini ora possono essere svolte seguendo un iter più snello. In particolare lo stato di emergenza, se prolungato, consentirebbe al commissario Domenico Arcuri di acquistare banchi, test sierologici, mascherine, guanti e tutto quel che viene ritenuto necessario per fronteggiare i rischi di nuovi contagi da coronavirus, senza dove applicare il codice degli appalti e quindi accorciando procedure e inevitabilmente i tempi. Si tratta comunque di gare pubbliche, ma alcuni passaggi verrebbero eliminati proprio per garantire la celerità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I controlli
Resta il monitoraggio
Azioni «modulate»
per i nuovi focolai
Il monitoraggio settimanale effettuato dal ministero della Salute sulla base dei dati forniti dalle Regioni sarà aggiornato per tutta la durata dello stato di emergenza. Si tratta di un quadro di situazione che tiene conto di 21 indicatori e calcola l'indice di trasmissione del coronavirus - l'Rt - sulla base del numero dei nuovi contagi, dei guariti, dei deceduti ma anche e soprattutto analizzando la tenuta delle strutture sanitarie e in modo particolare i posti liberi nei reparti Covid e quelli delle terapie intensive. Il monitoraggio consente anche di gestire i focolai e di modulare le aperture e le chiusure di alcune aree del Paese. E serve a prendere misure particolari in quelle zone, prime fra tutte quelle della movida, dove più alto è il rischio che si possa avere un aumento dei casi positivi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA