Corriere L'Economia - Antonella Baccaro
Finanza pubblico & Privato
La certificazione per eseguire lavori pubblici ce l'hanno in 300 Ma solo in 30 potrebbero rifare il Morandi. Eccoli...
C'è una sigla che ormai anche i profani in tema di lavori pubblici hanno imparato a conoscere, da quando la tragedia del crollo del ponte di Genova ha reso necessario individuare chi tecnicamente lo possa ricostruire. La sigla è OG3 e corrisponde alla certificazione, rilasciata da specifici organismi (le SOA, Società Organismo di Attestazione), che la legge richiede obbligatoriamente alle imprese costruttrici interessate a partecipare a gare d'appalto pubbliche, relative a una precisa categoria di opere: strade, autostrade, ferrovie, metropolitane e, appunto, ponti e viadotti.
Senza attestazione OG3 dunque, non è possibile costruire un ponte o un viadotto, come è stato sottolineato con riferimento soprattutto alle due imprese pubbliche tirate in ballo dal M5S per la ricostruzione, Fincantieri e Italferr, che quella certificazione non posseggono.
Ma allora quali e quante sono le imprese nel nostro Paese dotate di questa attestazione? In Italia le aziende private con questo requisito sono circa 300, ma non tutte possono aspirare a ricostruire un ponte, come quello Morandi, i cui costi di ripristino si aggirano, secondo le prime proiezioni, intorno ai 200-300 milioni. Già, perché oltre a 13 distinte categorie di opere, l'attestazione SOA prevede anche delle classi di importo. Dunque, l'impresa, ottenuta la qualificazione, può partecipare a gare ed effettuare lavori soltanto per le categorie di opere e per le classi di importo pari a quelle per cui è stata attestata, maggiorato, nel caso dell'importo, di un quinto.
Le categorie attuali sono otto (più due intermedie): fino a 258 mila euro, fino a 516 mila, fino a un milione e 33 mila, fino a un milione e 500 mila, fino a due milioni e 582 mila, fino a tre milioni e 500 mila, fino a cinque milioni e 162 mila, fino a dieci milioni e 329 mila, fino a 15 milioni e 494 mila e infine fino a venti milioni e 658 mila. Categoria quest'ultima che corrisponde in realtà a un importo illimitato e nella quale rientrano dunque i lavori del ponte di Genova. Questo restringe di molto il campo dei possibili concorrenti, perché le imprese italiane private che possono presentarsi per un importo illimitato sono poco più di una trentina ( vedi tabella in pagina ).
Ma non basta neanche questo. Per gli appalti superiori all'importo dell'ultima categoria, l'impresa, oltre a essere in possesso dell'attestazione SOA coerente, deve aver realizzato, nei cinque anni precedenti al bando di gara, una cifra d'affari non inferiore a tre volte l'importo a base dell'asta. Requisito che la stazione appaltante avrà cura di verificare.
Certo, ci sono delle scorciatoie. Per quanto riguarda l'importo, i lavori possono essere spacchettati in lotti di valore inferiore. Quanto alle categorie di lavori, per tornare al caso del ponte, Fincantieri e/o Italferr senza l'OG3 potrebbero rientrare in gioco attraverso un'associazione temporanea di imprese di tipo «verticale». Si tratta di un gruppo di imprese in cui la principale (mandataria) esegue i lavori della categoria prevalente (in questo caso OG3) mentre le altre (mandanti) si occupano di quelli rientranti in altre categorie per le quali hanno la relativa attestazione SOA.
La procedura contenuta nel decreto sul ponte di Genova presenta molti aspetti «innovativi» che saranno messi alla prova dei ricorsi. A partire dall'esclusione di quello che, a tutti gli effetti, è ancora il concessionario di quel tratto autostradale. Un aspetto che sarà oggetto di impugnativa da parte di Autostrade ma che è ricorribile anche da parte di altre imprese dello stesso tipo, interessate a costruire il ponte, escluse dalla norma con l'unica motivazione esplicita «di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali».
Il governo ha poi deciso di avvalersi della direttiva europea che apre alla possibilità di derogare alle norme ordinarie sull'affidamento dei lavori pubblici, che imporrebbero la procedura competitiva, purché l'appalto venga aggiudicato a «persone giuridiche a controllo pubblico».
E tale potrebbe essere l'associazione temporanea di imprese che si andrebbe a costituire e che, sempre secondo la direttiva, può comprendere nel capitale soggetti privati, «a condizione che si tratti di una partecipazione che non comporta controllo o potere di veto e che non conferisca un'influenza determinante sulle decisioni della persona giuridica controllata».
Fin qui la sperimentazione, poi però ci sono i punti fermi. Tra i quali rientra la qualificazione SOA delle imprese coinvolte nei lavori. Sulla quale nessuna deroga è consentita.
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Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: ha licenziato giovedì il decreto
per il ponte di Genova
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Pietro Salini, alla guida di Salini Impregilo, l'azienda italiana di maggiore dimensione con i requisiti
per fare grandi opere